venerdì 15 maggio 2015

Petit Arbre. komagata a Milano (seconda parte)

Come promesso, torno a parlarvi dell'incontro con Komagata, consigliandovi un suo libro, quello più famoso probabilmente: Petit Arbre / Little tree, un prezioso pop up.

Molti autori hanno scelto gli alberi per illustrare i cicli della Natura ognuno in maniera diversa e affascinante, eppure questo progetto riesce a stupire per la sua poetica delicatezza e per la molteplicità dei sensi coinvolti.

Un piccolo albero nasce, in mezzo alla neve, ed inizia a crescere senza che nessuno lo noti. Si fa più grande di stagione in stagione, di pagina in pagina, sviluppando dapprima rami sottili e timide gemme, poi rami che si allungano, forti e flessuosi, e fronde sempre più folte. Le foglie si accendono dei colori luminosi dell'autunno, per lasciare di nuovo l'albero spoglio con l'arrivo dell'inverno, quando viene vestito di luci.
Molte stagioni più tardi, l'albero scompare, lasciando un vuoto per chi ne abitava l'ombra o andava a cercare lucciole vicino a lui. Rinascerà, inaspettatamente, altrove, promettendo di ricominciare tutta la sequenza. 


Komagata presenta il suo Piccolo albero

Katsumi Komagata - Petit Arbre


Il ciclo del piccolo albero rappresenta, più in generale, la circolarità dell'esistenza. I semi che ogni essere vivente lascia quando la vita finisce, siano sementi o ricordi, potranno germogliare e continuare diffondere preziose eredità. Il libro porta leggero questo messaggio, alternando in modo fluido la tristezza per la caducità di ogni vita con la gioia per le nuove (ri)nascite ed è quest'ultima a prevalere.




Parlandoci di questo suo libro, l'autore, ha svelato che è dedicato ad uno zio che amava molto, scomparso proprio mentre ci lavorava. Ha provato a trasformare il dolore per una perdita nell'occasione per condividere un insegnamento importante, superando il pudore giapponese nel mostrare i sentimenti più intimi. 


Prima di scrivere questo post ho atteso che arrivasse la copia prenotata in una delle biblioteche del nostro circuito - Viva le biblioteche! Certi tesori sono impegnativi da collezionare e difficili da reperire -, per poterlo sfogliare e risfogliare con calma, apprezzarne i dettagli con nuove consapevolezze.

Mi hanno colpita subito i materiali utilizzati: realizzato in cartoncino di grammatura piuttosto pesante, ogni pagina ha colori e texture diversi, mentre i piccoli alberi pop up sono tutti realizzati in cartoncino leggero, bianco - e più delicato - per il momento della nascita del piccolo albero e poi colorato e leggermente patinato - e più resistente - in seguito.
Nulla è stato lasciato al caso e c'è la volontà precisa di poter offrire un'esperienza ricca di stimoli diversi e di integrare la carta, che diventa coprotagonista, nella narrazione.

Ripensando ai suoi lavori per i non vedenti, ho provato a chiudere gli occhi e sfogiare ancora il libro ed è incredibile quanti piccoli dettagli possano cogliere le dita scorrendo sulle pagine e sui piccoli alberi. Si può quasi percepire il vento che li sferza toccando i piccoli rami, sentire che si irrobustiscono di fase in fase, percepirli sottili eppure forti quando sono spogli o figurarseli pieni di fronde, quando sono sagomati come una massa compatta ma con piccoli tagli per definirne meglio i contorni. Si riescono addirittura ad immaginare, esplorando le diverse superfici dei cartoncini, terreni resi lisci e scivolosi dal ghiaccio o solcati, inariditi dalla siccità estiva.


Texture, pop up, uso del colore, il mix grafico con cui Komagata disegna i piccoli alberi.

I piccoli alberi sono minuti ed elaborati come merletti in certe pagine, anche se stilizzati.
Anche in quest'opera si vede l'omaggio a Munari.



Il testo passa quasi in secondo piano, è essenziale e in tre lingue: francese, giapponese e inglese. Le parole però hanno una posizione studiata, contribuiscono a disegnare lo sfondo mentre definiscono il messaggio.

La narrazione in ultima avviene quindi traminte l'osservazione degli elementi grafici, tra pop up, elementi di sfondo e colori, in seconda battuta esplorando il libro con le mani, infine leggendo. 




Quello che mi ha affascinato di più in questo progetto è l'uso poliedrico della carta, un materiale apparentemente delicato che ha invece può avere una fibra resistente, davvero duttile.

Sicuramente influisce il fatto che sfogliare questo libro abbia risvegliato in me il ricordo di quando mio nonno, grafico e tipografo - e collezionista di libri - mi regalava i campionari delle cartiere. Era una festa riceverli, diventavano tesori che sfogliavo con curiosità e ho custodito gelosamente per anni.

Komagata ci aveva spiegato che la scelta di questo materiale per i suoi progetti fosse lagata alla sua capacità di raccontare e testimoniare: le fragilità, la forza, ma soprattutto il passare del tempo.

Ci ha raccontato di quando sua figlia, a 6 anni, rovinò accidentalmente un albo di Munari. Non le aveva volutamente detto di quanto fosse fragile, desiderava che la sua esperienza fosse totalmente libera, questo ha permesso che fosse un momento importe per loro. La bimba, sperimentando una forte frustrazione per l'impossibilità di riparare il libro, ha potuto imparare che con i nostri gesti possiamo, anche involontariamente, distruggere qualcosa di delicato e prezioso, questo è qualcosa che molti adulti non sanno o non riescono a insegnare ai bambini.
Negli anni l'autore e la figlia hanno anche appreso che pagine logorate dal tempo o da qualche piccolo incidente raccontano la nostra storia, il nostro imparare sperimentando. Insegnamenti ed esperienze imprescindibili per un bambino, per questo Komagata ritiene importante che i libri per l'infanzia continuino ad esser fatti con questo materiale e che ai piccoli sia permesso sfogliare anche albi illustrati delicati e curati nei minimi dettagli, pensati con attenzione e con finalità diverse ed estese.

Sempre parlando del suo amore per la carta e del suo ruolo insostituibile, ha riportato un episodio di cui non ero a conoscenza: uno dei motivi per cui ci sono voluti molti mesi per ripulire le città colpite dal devastate terremoto e tzunami in Giappone nel 2011 è che si è cercato di restituire ai parenti delle vittime ed ai superstiti le migliaia di fotografie che erano state ritrovate, importanti e spesso unici testimoni di quanto accaduto e di legami familiari spesso spezzati, nonché memoria storica unica e preziosa.


Con questo post torno a partecipare al venerdì del libro di Homemademamma e vi auguro un rilassante fine settimana!


Ho parlato di Komagata anche qui:

Komagata a Milano, 23 Aprile 2014 (prima parte)
Libri: Stelle, pesci, gocce di Katsumi Komagata



Nessun commento:

Posta un commento


Grazie per il tuo commento, le tue impressioni per me sono preziose :-)
È attiva la moderazione.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...