venerdì 27 settembre 2013

libri: venivamo tutte per mare

Cari amici del Venerdì del libro,
oggi voglio parlarvi di un libro che ho letto qualche tempo fa:

Venivamo tutte per mare, di Julie Otsuka, tradotto da Silvia Pareschi.

L'ho cercato dopo aver letto questo articolo su Nazione Indiana, scritto proprio da Silvia Pareschi (e attenzione a non dimenticare il traduttore nelle recensioni, specialmente se è lei ;) vi ricorderebbe subito che "I libri non si traducono da soli", cosa verissima).
Da sempre mi affascina la cultura giapponese, ho amato molto alcuni scrittori nipponici, ho anche amici giapponesi, così dopo aver letto quell'articolo, ero molto incuriosita: si è parlato davvero pochissimo del trattamento subìto dai giapponesi residenti negli States durante la Seconda Guerra Mondiale. Soprattutto mi interessava sapere di più delle “spose per corrispondenza”, arrivate in America negli anni '10 e '20 del secolo scorso per incontrare mariti visti solo in fotogafia.

Questo libro, breve ma intenso, ha nutrito la mia curiosità e mi ha colpita positivamente.

Viene naturale consumare velocemente.

Il ritmo è sicuramente punto di forza in alcuni capitoli, periodi brevi incalzano il lettore, risucchiano nella trama, pare di sentire le tante voci di queste donne, alcune ancora bambine, che si raccontano, che condividono paure e sogni. Pare di essere in viaggio su quelle navi, si è come investiti e avvolti dalle loro emozioni, dall'urgenza di raccontarle, una per una, diverse ed universali. Le individualità, le singole storie, vanno poi a comporre un mosaico, il racconto è in realtà corale e la ricostruzione di quanto verosimilmente accadde si connota chiaramente nella mente del lettore, a formarne una memoria storica di qualcosa che è ai più sconosciuto.

Il flusso degli eventi descritti sembra inarrestabile mentre leggi, come le onde su cui hanno navigato queste donne per arrivare nel Nuovo Mondo, per scoprire i visi degli uomini con cui avrebbero condiviso una nuova vita, quasi sempre ben diversi da quelli delle fotografie che avevano ricevuto insieme ad una proposta di matrimonio per corrispondenza e l'illusione di una vita migliore.

Il sogno di una vita di agi, di un riscatto dalla povertà o da piccole realtà rurali, naufraga una volta a terra, quasi sempre, e di nuovo si parla di storie individuali, intime, tristi, o felici, di donne tenaci e forti o che si sono arrese alla forza di altri, o alle consuetudini della loro culture. Le storie più diverse raccontate da queste donne, di figli, di uomini, di una società complessa, di un periodo storico particolare, vanno di nuovo a comporre un racconto corale quando La Storia è protagonista e ha luogo la deportazione dei cittadini giapponesi durante la seconda Guerra Mondiale.

Finisce in fretta questo libro, purtroppo, prima di quanto si vorrebbe, lasciando il lettore con domande senza risposta e la voglia di approfondire.

Mi ha colpita per tanti motivi, più di tutto il modo in cui è scritto, mi ha rapita la particolare narrazione corale fatta di tante voci distinte e la bellezza del testo, mi ha convinto per la capacità di incuriosire, mi ha toccata la potenza della richiesta di ascolto di queste storie.

Questa la mia recensione, emotiva, o meglio un consiglio di lettura, ma avendo la fortuna di essere in contatto con Silvia, ho pensato di farle qualche domanda, cui lei, gentilissima, ha accettato di rispondere.


- Cosa ti ha colpito di più di questo libro?

La capacità dell’autrice di comunicare emozioni intense con una scrittura molto misurata, fatta di poche parole e di un ritmo musicale, quasi ipnotico. Traducendolo si avvertiva benissimo come ogni parola fosse cesellata, rifinita e deposta con cura nel punto giusto, proprio lì dove doveva stare. Non c’è niente di troppo, nessuna sbavatura, niente che non sia necessario. Il risultato si avvicina molto alla perfezione.

- Lo possiamo definire un romanzo o è qualcosa di diverso?

È un romanzo scritto da un punto di vista insolito, collettivo. È questo che lo rende particolare, il fatto che non ci sia un io narrante, bensì un “noi”, un coro di voci che si identificano tutte nello stesso destino.

- Vivi a San Francisco, conosci qualcuno a Japantown o della comunità giapponese? E' ancora una comunità abbastanza chiusa come all'epoca delle vicende narrate? Che tu sappia, i giovani giapponesi americani hanno memoria di queste vicende? o il pudore nipponico impedisce di capirlo?

No, purtroppo non conosco nessuno nella comunità giapponese, ma sono abbastanza certa che i giapponesi americani abbiano memoria di queste vicende (anche se dubito che abbiano davvero voglia di ricordarle). Intorno a Japantown ci sono dei pannelli in cui viene raccontata la storia della comunità, in particolare il periodo delle deportazioni che viene narrato nel primo libro di Julie Otsuka, Quando l’imperatore era un dio, pubblicato in Italia dopo Venivamo tutte per mare.


- Ci sono state reazioni per la pubblicazione di questo libro?

A parte i premi vinti dall’autrice, no, nessuna reazione. È solo un’altra tessera del complicato mosaico della storia statunitense.


C'era un'atra domanda che avrei voluto fare a Silvia, ovvero perchè hanno completamente cambiato il titolo, qualcuno però è arrivato prima, Silvia lo svela in questa intervista per il blog Biblioteca giapponese.


Gli altri Venerdì del libro sul mio blog sono qui.  
Qui potrete trovare quelli di Homemademamma che ha avuto questa meravigliosa idea, l'elenco dei blog che aderiscono all'iniziativa e le istruzioni per partecipare.

Arrivederci al prossimo venerdì!

19 commenti:

  1. Ho amato molto questo libro, e anche la tua recensione!

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  2. Una recensione ricchissima, ora non posso resistere :)

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  3. Stavolta ce l'ho. L'ho letto grazie a una segnalazione ai VdL.
    E mi è piaciuto, tanto.
    I motivi sono gli stessi tuoi: grande coinvolgimento emotivo, scrittura piacevole e insolita, tema sconosciuto ma affascinante.
    Peccato davvero che sia così breve.

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  4. la tua recensione è molto bella e l'argomento interessante. Grazie per questa segnalazione, era un libro che non conoscevo.

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  5. Anche questo romanzo è per me in Wish List da molto, e ti ringrazio per questa recensione che è come sempre piena di spunti, e con in più l'approfondimento della traduttrice, che aiuta a mettere in luce una pagina di storia molto complessa, e non sempre nota. Grazie, davvero!

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  6. Grazie, ottima recensione! Ora scappo a fare le valigie! :-)

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  7. Intervista molto interessante, complimenti Caterina!Questo libro mi aveva colpito e angosciato tanto qualche mese fa, questa era la mia recensione: http://www.lenuovemamme.it/venivamo-tutte-per-mare/
    un saluto anche alla traduttrice!

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  8. Io che sono una di quelle che potrebbe comprare un libro solo per il titolo mi sento già conquistata. La tua recensione è la ciliegina sulla torta!

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  9. Lo conosco di nome, vorrei leggerlo anche io. Se lo farò poi naturalmente ne parlerò in un mio Vdl ;-)
    Un abbraccio, sereno fine settimana!

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  10. Non ne conoscevo l'esistenza... Sembra davvero interessante. Grazie per le recensione avvincente!

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  11. Bella recensione per un libro bellissimo (come anche Quando l'imperatore era un dio, praticamente un seguito)!

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  12. Grazie a tutte! È veramente un bel libro sono contenta molte di voi lo abbiano già letto o atiano per farlo.
    Federica hai ragione è abbastanza impegnativo emoivamente, ma al contempo affascinante, cone ha deto Silvia quasi ipnotico.
    Silvia buone vacanze!

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  13. Non vedo l'ora di averlo tra le mani...entra subito in lista!

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  14. bellissima recensione! Questo libro mi ha incuriosito davvero tanto, e poi io sto scoprendo una passione per tutto quello che è giapponese!
    ps e poi Silvia è una garanzia :)

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  15. Ho adorato questo libro, letto voracemente e velocemente, la narrazione è davvero particolare.

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